di Francesco Mascali
Etnaflix è la corrispondenza “larunchiata” dell’americana Netflix 😎
Sono loro gli autori di ‘Paternò Hills 95047’, del Monte Rushmore-Roccia sotto il Santuario con i volti dei recenti sindaci di Paternò al posto dei presidenti degli Stati Uniti e del bambolotto stile Ken con le sembianze di Nino Naso “Presente Sempre”.
I creatori sono avvolti da una fitta coltre di mistero ma attraverso un complesso sistema di comunicazione in grado di tutelarne l’anonimato (sì, hanno fatto l’accento svedese come Fantozzi), siamo riusciti a metterci in contatto con loro.
Quando siete nati? Come siete nati?
La genesi di Etnaflix non è ben definita, nasce per puro caso come un finocchio rizzo selvatico che si erge dai campi siculi e potrebbe benissimo essere estirpato da un giorno all’altro.
L’idea di base è intrattenere, scimmiottando il famoso servizio di contenuti in streaming Netflix, rendendolo per l’appunto un prodotto nostrano dal sapore etneo ma del tutto gratuito.
Non ci siamo posti uno scopo, per noi ciò che conta è regalare un sorriso allo spettatore, un vero e proprio scacciapensieri quotidiano.
Le chat Whatsapp e le bacheche Facebook dei paternesi sono intasate dai vostri video, siete consapevoli di essere un fenomeno?
In tutta sincerità non pensavamo di poter avere un pubblico, né di diventare un fenomeno così diffuso all’interno della città. Non esiste alcuna strategia da social media manager, vogliamo solo che gli spettatori siano liberi di condividere o meno i nostri contenuti, esprimendosi attraverso critiche e opinioni. Procacciare follower è un concetto che non ci appartiene, piuttosto siamo felici di ricevere segnalazioni e suggerimenti dalla gente, rendendola così in qualche modo partecipe.
La domanda più ricorrente è: “Chi saranno mai questi di Etnaflix?”. Cosa volete rispondere? Chi siete o cosa siete?
Etnaflix non ha un volto, ma ha una voce e un linguaggio che viene estrapolato da materiale sul web, dai tg delle tv locali e filmati amatoriali dai quali nascono storie e personaggi. Preferiamo comunicare attraverso l’idioma paternese, reputiamo che sia giusto valorizzarlo per la sua inflessione unica, per non perdere gli usi e i costumi di questo paese. Nessun organigramma, di certo non siamo dei professionisti, ma persone comuni (studenti fuori sede, impiegati, fattorini, camerieri), per il resto lasciamo un velo di mistero perché la curiosità è nel Dna dei paternesi.
Che ruolo ha la satira in una città come Paternò? Può influenzare la politica e gli elettori?
Ci sono diversi modi di fare satira. Non vogliamo essere un mezzo o un elemento di disturbo che tenda a influenzare il parere dei cittadini e non andiamo alla ricerca di consensi e dissensi. In poche parole, da parte nostra non c’è alcun interesse di tipo politico. La nostra satira è in realtà basata su uno studio antropologico di ogni personaggio che descriviamo attraverso i suoi comportamenti nel contesto socio-culturale. I temi da noi trattati vengono estratti da dichiarazioni pubbliche, testimonianze e racconti. Utilizziamo l’umorismo come strumento per sottolineare la nostra disconnessione con l’universo storico, politico in cui risalta la finzione e nel quale vengono intrappolati i più.
Avete preso di mira tutti i soggetti politici di oggi e di ieri. Qualcuno si è risentito?
Con vero stupore abbiamo ricevuto solo feedback positivi. L’intento è non offendere nessuno, lasciamo questo compito ai leoni da tastiera, non è nostro mestiere giudicare le loro azioni politiche.
Le avventure di ‘Paternò Hills 95047’ hanno avuto un successo straordinario. Come vi è venuto in mente di doppiare Beverly Hills in paternese e di trasformare Dylan McKay in Dino Maurici e Brenda Walsh in Enza Caruso?
E’ la nostra prima produzione, vero punto di partenza, un progetto che ha preso vita durante le vacanze natalizie di 3 anni fa esattamente in una giocata a carte tra amici dove vedendo una replica di Beverly Hills in TV, ci siamo resi conto che molti aspetti della Valley californiana combaciavano con la città che sorge ai piedi della collina a pochi passi dalla Valle del Simeto.
Il primo episodio fu doppiato senza una vera storia, ma con l’idea in testa di svolgere il tutto in un contesto paternese anni novanta. A dire il vero non ci aspettavamo questo seguito, soprattutto per una serie di vecchia data che molti giovani paternesi non conoscono.
Il doppiaggio e i dialoghi sono di altissimo livello. Siete dei semplici amatori o ci sono dei professionisti tra di voi?
Nessun professionista, siamo dei principianti chiunque può farlo. Per noi è un semplice passatempo. La serie a breve volgerà al termine con l’ultimo episodio, è complicato continuare data la pandemia, rimarrà comunque un cult per i paternesi che hanno già imparato a memoria i dialoghi e ne siamo contenti.
Cosa avete in programma per il futuro? Spoilerateci qualcosa.
Al momento nessun progetto per il futuro, per noi è molto strano essere intervistati, siamo in un epoca in cui il consumo di media digitali è istantaneo e veloce, andremo a piccoli passi non ponendoci obiettivi ,i nostri contenuti sono rivolti a un target circoscritto e non dipendono da noi ma da ciò che ci offrirà la società attuale.
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