di Giuseppe Panassidi
Come ogni anno, vado a dare unâocchiata alla fiera di settembre del mio paese, con la speranza di trovare traccia di quel cambiamento tanto sperato, di quella rivoluzione tanto proclamata, tanto attesa ma mai avvenuta.
Per PaternĂł anche questâanno si tratta dellâennesimo evento âorganizzatoâ alla buona, una piccola passerella utile a buttare il solito fumo negli occhi alla moltitudine di cittadini che ormai Ăš possibile accontentare con delle briciole, ammuffite per giunta.
Ogni anno gli espositori sono la metĂ dellâanno precedente.
Una villa comunale ridotta ai minimi termini, con delle condizioni dellâasfalto che in alcuni punti rasentano lâindecenza.
Un evento âautogestitoâ, senza il minimo controllo da parte delle istituzioni: ecco dunque sporcizia presente ovunque, in ogni angolo, persino dentro la fontana.
E pensare che, ad inaugurare lâevento (e molto probabilmente lâentrata in giunta del suo partito, che fino a un anno fa dava addosso al sindaco) la seconda carica dello stato Ignazio La Russa.
Povera PaternĂł in mano ad una classe dirigente incapace ma che rispecchia, molto probabilmente come mai in passato, lo status culturale, sociale e civile della moltitudine dei cittadini.
Mi chiedo se valga ancora la pena di lottare, di cercare di migliorare con nuovi progetti il territorio oppure, semplicemente, scappare a gambe levate da una cittĂ senza futuro.
Purtroppo sempre piĂč giovani stanno scegliendo la seconda opzione.
qtsicilia@gmail.com