Paternò sembra la città dei dehorse, ma non solo intesi, come dehors, come indica la parte all’aperto di bar o ristoranti, che insistono sul marciapiede di una via o in una piazza, attrezzata con tavolini e sedie per i clienti, ma anche nell’accezione eccezionale, di ambulanti che non deambulano, ma che operano in sede fissa, che hanno avuto una sorta di autorizzazione per tot metri quadri, di solito 20 o 25 mq. e come per magia questi si decuplicano, per non parlare di quelli che invadono persino le sedi stradali restringendo la corsia di mancia.
Pertanto le dichiarazioni rese dal comandante della polizia locale in consiglio comunale ci sembrano, per essere buoni, quantomeno bislacche se non omissive di un fenomeno che è invasivo in tutta la città. Questo dovrebbe chiedere il consiglio comunale nelle propria funzione ispettiva e non rimanere passivo alla dichiarazione che il 90% degli ambulanti è in regola. Faccia il censimento di tutte queste attività, riscontri se le autorizzazioni corrispondono all’effettivo uso dello spazio pubblico e se lo spazio sia proprio quello autorizzato, se questi ambulanti permangano, come a suo dire, fermi per un’ora o giù di li. Certo l’inciviltà di un popolo è tale che ognuno crede di potere fare ciò che gli è più comodo, ma certamente la cecità, nel senso che si chiudono gli occhi per variegate ragioni, di chi governa, autorizza de facto, il cittadino a essere fuorilegge come nel selvaggio west. E come si dice, il pesce puzza dalla testa. Le regole ci sono ma nessuno le rispetta e le fa rispettare. E fu così che Paternò è diventata tutta abusiva.
Intanto registriamo un’interrogazione fatta dai consiglieri comunali Francesco Borzì e Rosanna Lauria. Paternò non può essere permanentemente la città della deregulation della legalità.