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🎺 Bianco, “Il tentativo di ribaltare il valore di questa sentenza”

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“È da ieri che osservo con distacco critico i commenti dei supporter dell’ex sindaco condannato dalla Corte dei Conti e noto con divertito interesse che, come peraltro già avvenuto negli anni e nella faziosa narrazione della vicenda in questione da parte dei sodali e dalle parti in causa; i famigli di questa variegata congrega di “pellegrini adoranti” si affannano nel ruolo imbarazzante di pretoriani dell’ultima ora a difendere il loro Vate come se si trattasse di un cherubino disceso dagli affreschi della Cappella Sistina piuttosto che della buonanima di San Pio.
Al riguardo, trattasi per la giustizia italiana di una sentenza di condanna che attraverso un articolato percorso ed i relativi gradi è arrivata alla fine.
Ci sono dei condannati, degli altri condannati più condannati degli altri, ci sono i fatti e poi le opinioni.
Il tentativo di ribaltare il valore imponente e mostruoso degli effetti di questa sentenza mettendo in dubbio le motivazioni della Corte che ne hanno causato la decisione rappresenta l’incapacità di tanti, molti, che difettano in discernimento e obiettività se non di realismo, tutti soggetti questi al pari di coloro i quali seguivano il celebre pifferaio di Hamelin e ascoltavano inebetiti la melodia trascurando la tragica destinazione.
Sveglia!
A quanti ancora glorificano l’ex amministratore come l’unico cerusico per questa martoriata città vorrei ricordare che esistono delle forze e personalità capaci di immaginare Catania in modo diverso, a modo loro ed in modo condiviso.
La gestione di questo ex amministratore è stata negli ultimi mandati autarchica e autoreferenziale e a chi si ostina a ricordarne il suo ruolo nella prima elezione vorrei ricordare che circa 35 anni fa non esistevano vincoli di bilancio come quelli attuali e quindi la brillantezza era consentita e permessa tramite mutui pluridecennali a carico dei cittadini.
La città è composta da cittadini elettori che scelgono chi meglio gli aggrada e ispira fiducia e prospettive.
La carica di sindaco non è a vita, non è per diritto divino, non è in usucapione.
La città sceglie in democrazia e chi si ostina a pensare che sia una proprietà personale e direttamente sbattuto fuori dalla storia, dalla realtà e dal presente.
C’è un tempo per ogni cosa e un fio da pagare per le proprie convinzioni (se sbagliate come in questo caso) perché dichiarare che per altre 1000 volte non avrebbe ottemperato a quanto prevede la legge, ovvero in presenza di un fatto (situazione di gravissima crisi finanziaria) che potrebbe configurare un reato bisognava immediatamente darne notizia agli organi competenti, e quindi in questo caso quella dichiarazione parla da sè in quanto a contenuti e decisioni.
Dicevo: c’è un tempo per ogni periodo della propria vita e la dignità e l’intelligenza e i fatti impongono di segnare il passo per uscirne dignitosamente, se possibile onde evitare che quel poco rimasto nei profumati & colorati lontani ricordi floreali lasci il posto ad ingloriose tinte ed olezzi tipici dei fiori appassiti e secchi di sepolcrale memoria”.
qtsicilia@gmail.com