Un incontro squisitamente politico, quello di mercoledì tra Ignazio La Russa con Fabio Mancuso numero due del MPA, Nino Naso sindaco di Paternò e Tuccio Aiosa pupillo di Giuseppe Lombardo.
Il tema è stato Paternò (ma anche Catania), non solo per discutere le risorse per il territorio, bensì per trovare la strada per la composizione del governo della città.
Nino Naso è compulsato. Da un lato la “liason” tra gli Autonomisti e Fratelli d’Italia in Sicilia e soprattutto a Catania, che ora è più un segreto di pulcinella che altro e che lo spinge verso una composizione organica politicamente coerente. Dall’altro i suoi peones, che non percependo cosa sia la politica, gli contestano simile accordo per non perdere centralità personale nell’amministrazione, anche con ricattucci miserabili. E non solo da parte dei consiglieri comunali, ma anche da tutti quei personaggi che gli ruotano attorno. Il cosiddetto “cerchio magico nasista”.
Dimenticano, i tapini, che le scorie della campagna elettorale, violente, crudeli, non possono condizionare la politica di tutti per sempre e che per avere prospettiva e futuro bisogna guardare avanti e non essere miopi.
Non siamo ultrà dell’accordo ad ogni costo, lo riteniamo però politicamente corretto atteso che Paternò, che non è Roccacannuccia, non sta in un pianeta a se stante, nella terra di mezzo, ma fa parte di una mappa di geopolitica provinciale che non può sottrarsi al proprio destino politico di intese ed alleanze.
Come si sa, però, non tutte le ciambelle riescono con il buco. Infatti vogliamo sottolineare che malgrado i buoni propositi discussi ai vertici più alti, la tentazione di far saltare tutto, con furbate e pretesti di bassa lega, è forte da parte del cartaro compulsato.
“Nessuno scambio di assessori” ha affermato più volte il sindaco Naso e su questo siamo certamente d’accordo, ma non può suonare a scandalo che una forza politica per condividere appieno e responsabilmente l’azione amministrativa richieda l’ingresso di propri uomini al governo della città, graduando la compartecipazione numerica alle altre forze politiche in campo e non a conventicole e/o accordi ad personam.
Oramai siamo alla frutta, però, nel senso che nessuno, ad ogni longitudine, è disposto ad aspettare oltre come vorrebbero alcuni figuri della corte dei miracoli. Resistere, resistere, resistere, allungare il brodo per raccogliere perfino “l’ogghiu sopra u maccu”. Avete ben inteso, acchiappare le prebende personali, finché la barca va, piuttosto che aprire alla politica, che darebbe respiro ampio alla collettività. D’altronde il guaio di Paternò è la carenza di classe dirigente, bisognerebbe formarla, ma chi vuole questa soluzione?
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