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Politica

🇪🇺 EUROPEE, A_FOSSA_ITALIA SICILIA NEL POST BERLUSCONI

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Dopo le aspre polemiche tra il Segretario Regionale della NDC Cirillo (che alcuni malpensanti indicano solo come una appendice telecomandata da Totò Vasa Vasa) e l’On. Calenda, sulle note vicende riguardanti il ritorno in politica dell’ex Presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro e dopo un rifiuto bipartisan ad accogliere candidati della NDC nelle proprie liste da parte di ogni maggiorente di partito, salvo poi, a liste presentato, precisare che Cuffaro è ormai un uomo libero e riabilitato col diritto di partecipare alle elezioni, siamo arrivati ai nastri di partenza delle elezioni europee.

Smesse le polemiche (almeno quelle ufficiali), e preso atto della situazione, ognuno si è lanciato alla ricerca di alleanza per conseguire il miglior risultato possibile, confidando nella elezione al parlamento europeo. Alleanze tra le più disparate nate dalla bramosia di affermare la propria presenza e pretendere un posto al sole (invero pallido) di Bruxelles.

La NDC di Cuffaro, ormai rassegnata a non avere propri candidati di diretta emanazione “familiare”, sottoscrive un accordo federativo con NOI Moderati, stampella di Forza Italia e si impegna ad assicurare il sostegno al candidato di NOI Moderati in Sicilia, a condizione che il patto federativo vada oltre le europee. Circostanza di non poco conto, perché il candidato Massimo Dell’Utri (stimato avvocato nisseno solo omonimo del più noto Marcello) attraverso questo accordo, da semplice riempi lista, rischia seriamente di essere eletto al parlamento europeo a discapito dei più blasonati Edy Tamajo e Marco Falcone. I due, già depotenziati da Tajani e precettati per far arrivare prima la parlamentare uscente Caterina Chinnici, transumante dal PD a FI, adesso sono seriamente insidiati dal candidato di Saverio Romeno, che già alle scorse europee aveva cercato di avviare una scalata a FI Sicilia, stoppata in corner da Gianfranco Miccichè che in quell’occasione aveva fatto votare in massa Giuseppe Milazzo.

Adesso però le condizioni sono tutt’altre. Mentre Miccichè, relegato nel gruppo misto, invita timidamente i suoi amici (numericamente sempre meno numerosi) a votare Marco Falcone, il Presidente Schifani, spalanca le porte della Forza Italia Siciliana ai più blasonati ex Democristiani, da Cardinale (invero già presente in FI dopo la transumanza, anche lui dal PD) a Lombardo, passando per il patto federativo Romano–Cuffaro. Tutti provenienti dalla ormai ex Democrazia Cristiana, che pur odiandosi, si ritrovano tutti insieme nella stessa lista a spingere per far conseguire un risultato a due cifre utile a Schifani (che di voti scarseggia) per ringalluzzirsi ed al partito nazionale per cercare di fronteggiare l’inarrestabile ascesa di FdI.

A ben vedere questi innesti, se da un lato faranno certamente conseguire un risultato molto apprezzabile alla FI Siciliana (numericamente parlando), dall’altro lanciano un’OPA sulla dirigenza regionale (invero molto modesta ed affidata alla guida del ventriloquo Caruso)  che rischia di far implodere la stessa FI, ormai fortemente lacerata al suo interno, con guerre intestine tra maggiorenti, adesso forse sempre meno tali, insidiati dall’arrivo delle faine centriste.

Infatti non si comprende come potrà FI, proiettata verso un rinnovamento delle propria immagine e  che ha accolto tra le proprie fila Caterina Chinnici (figlia del Giudice ucciso dalla mafia), Rita Dalla Chiesa (figlia del Generale ucciso dalla Mafia), e Giancarlo Cancelleri, già capo siciliano del M5S, folgorato sulla via di Damasco, far convivere pacificamente, fianco a fianco, se non peggio, sottostando alla ingombrante presenza ed aspirante leadership dei Centristi siciliani, che si ritrovano insieme in un progetto fatto solo di reciproche convenienze dove e che dopo le elezioni europee, cominceranno certamente a fare le rivendicazioni, se il risultato dovesse rosidergli.

Come potranno Tamajo e Falcone, ed anche Gallo Afflitto (indiscutibilmente king makers nei loro collegi di provenienza), convivere con i nuovi arrivati, che sono entrati  forzatamente nel partito con l’intento di prenderne il posto.

Cardinale (invero già forzista e padre politico di Tamajo), Lombardo, Cuffaro e Romano, sono notoriamente animali politici, ma anche squali famelici (politicamente parlando) che faranno di tutto per affermare e qualificare (numericamente parlando) la loro presenza e per occupare ogni spazio possibile dentro la Forza Italia siciliana, preparando la scalata anche nel partito nazionale.

Del resto 4 galli in un pollaio difficilmente potranno stare insieme, in pace, e quindi non resta loro che contendersi la leadership confidando, dopo le europee, di prendere possesso del partito a livello regionale ma anche a livello nazionale.

Cardinale spinge per far conseguire la prima posizione al suo pupillo Tamajo, che continua a ripetere il mantra che questa elezione è una contesa tra i cattolici e conservatori. Lombardo per far conseguite la prima posizione alla Chinnici (già suo assessore regionale), che conduce la sua battaglia silente.

Romano e Cuffaro si sono buttati a capofitto nel progetto di far arrivare primo l’avv. nisseno Massimo Dell’Utri, confidando che questa possa essere la prima casella per l’opa su di FI, ripetendo ai loro amici che questa sarà la battaglia per la sopravvivenza, sebbene dentro la NDC non siano mancati i mugugni per l’accordo tra Romano e Cuffaro, inviso a molti amici di Cuffaro che, conoscendolo, si aspettano qualche colpo di coda dell’ultima ora, per impossessarsi del risultato elettorale, per estromettere di fatto la classe dirigente della NDC da ogni prospettiva.

Oggi però non sembra essere il momento delle polemiche e quindi tutti insieme appassionatamente, gli ex democristiani, in un rapporto quasi incestuoso, hanno siglato una reciproca tregua, con la benedizione di Schifani, mutuando tutti insieme un famoso slogan già coniato di un noto politico regionale che recitava alle ultime consultazioni regionali “Con la sicurezza della Famiglia e la certezza degli amici continua il mio impegno a favore della Sicilia”.

Insieme, al momento, per prendere possesso di Forza Italia Siciliana, ma guardando a Roma, per provare a ridare vita alla Balena Bianca, dove al posto dell’impegno per la Sicilia e per l’Italia, qualche malpensante vede sempre più il rischio che prenda campo l’impegno solo per la Famiglia e per gli Amici, facendo ripiombare la nostra regione indietro.

Pur non credendo noi, alle preoccupazioni dei malpensanti, confidiamo che i siciliani vadano in massa a votare per consacrare definitivamente che ogni tentativo di restaurazione è morto e che il modello di politica che ha rappresentato e che vorrebbero rimettere in campo non può più avere un futuro. Tanto più considerato che tra gli ex centristi, in mezzo a tanta brava gente ignara, albeggiano già famelici caimani pronti a sbranare chiunque ed a riprendere il potere.

Ma non bisogna dimenticare che proprio la loro famelica bramosia di potere ha lacerato proprio le carni della Balena Bianca, quando disponevano di ruolo, visibilità e potere, buttando più di un’ombra sulla bontà, rettitudine, e libertà, a cui si ispirava Don Luigi Sturzo, oggi richiamato continuamente solo per ammantare di bianco le odierne tinte fosche che prospettano agli elettori.

Intanto adesso sono tornati in campo, grazie a Tajani ed a Schifani (che si odiano vicendevolmente ma che sperano di trarre dalle situazioni di reciproco vantaggio), e si apprestano, tramando gli uni contro gli altri, a riconquistare posti al sole, visibilità e ulteriori leve di potere, per riaffermare quel modello di politica che nel recente passato gli ha solo creato problemi giudiziari e declino.