No a Berlusconi. È il risultato del vertice giallorosso ufficiale (anche se avrebbe dovuto restare riservato, nelle intenzioni iniziali) di ieri mattina, non va oltre questo concetto base, reiterato nei tweet copia-incolla di Letta, Speranza e Conte. «Non c’è alcuna intesa sui nomi perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni», dice Letta, ma di certo «nessuno ha un diritto di prelazione» sulle candidature. Il che, ha tradotto il segretario dem ai suoi interlocutori nei numerosi contatti di ieri, significa che «non voteremo Berlusconi ma neppure altri candidati targati centrodestra».
Letta è preoccupato di scoprire le prossime mosse su Silvio Berlusconi e tenere insieme un fronte evitando scomposte fughe in avanti, strappi e sussulti che provengono soprattutto dalla galassia in stato confusionale dei Cinque stelle, soprattutto per quei parlamentari che già si sentono come i tacchini nel giorno del ringraziamento. La preoccupazione infatti è rivolta innanzitutto ai grillini e a quei pezzi di dem che, nei sondaggi interni ai suoi parlamentari che Letta sta conducendo a tappeto in questi giorni sul nome di Draghi, che ancora si mettono di traverso e tentano di buttare in pista nomi come Giuliano Amato, Pierferdinando Casini o Paola Severino.
Ma c’è anche un tentativo un po’ goffo di scaricare su Letta e Speranza il mal di pancia pentastellato, strappando la tela di Penelope lettiana, perchè le difficoltà in cui si dibatte Conte sono apparse palesi.
Il problema prioritario del centrosinistra si chiama Berlusconi. «Se da lunedì scende in campo, dobbiamo assolutamente uscire tutti dall’aula. Altrimenti molti dei nostri ex e attuali parlamentari lo voteranno», confidava un preoccupatissimo Federico D’Incà, ministro grillino ai Rapporti con il Parlamento, a diversi esponenti dem. Lo stesso consiglio che dà Rosi Bindi, che pure si era ipotizzata come candidato «di bandiera» anti-Cavaliere. «Bindi? Finirebbe per essere la carta vincente di Berlusconi: sai quanti dei nostri piuttosto che votare lei lo voterebbero?», ironizza un navigato esponente ex Ppi. Sta di fatto che una strategia d’aula in caso di candidatura del leader di Forza Italia ancora non c’è, e si attende col fiato sospeso di capire cosa farà. Con una domanda che rimbalza nei capannelli agitati di grandi elettori dem: «E se alla fine fregasse tutti e si intestasse lui la candidatura di Draghi?».
L’unica certezza oggi è che Berlusconi ha terrorizzato tutto il sinistrume.
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