O Biancofiore verrebbe da cantare, perché oggi sono tutti col pensiero al centro. E un modo c’è per testare il modello “Draghi”, come definito da Renzi, proprio qui, in Sicilia che va al voto in autunno, prove generali che anticipano la prima (proporzionale), le politiche dell’anno prossimo. Hanno iniziato, ante litteram, Matteo Renzi e Gianfranco Micciché, con l’accordo “Forza Italia Viva”, tanto che all’ARS è stato già ufficializzato il gruppo parlamentare comune.
«Basta populismi e sovranismi» è stato il motto dell’operazione, parole adesso che Matteo Salvini ha ripreso nel momento del varo del progetto «Federazione Repubblicana».
«Faremo liste insieme alle prossime elezioni alle regionali», afferma Nicola D’Agostino di Italia Viva. Vi è di più, in questi giorni il renziano Davide Faraone organizza la “scuola politica di Iv” mettendo insieme Giancarlo Giorgetti, Mara Carfagna e Gianfranco Micciché. Valutate bene i nomi per accertare che il campo sia largo.
Proprio Micciché parlando al Corriere della Sera: «Il candidato alla Presidenza della regione per il prossimo anno sarà espressione di un nuovo grande centro. Ad oggi per me Musumeci non è candidato». Tutti a non volere la ricandidatura di Nello Musumeci, governatore uscente ed ex missino che cerca di tornare nelle grazie di Giorgia Meloni, che al momento sembrerebbe fuori dai giochi. Con una spina al fianco, Cateno De Luca.
Ma c’è dell’altro. Nei palazzi romani circola ormai insistentemente come possibile prossimo candidato in Sicilia a certe condizioni proprio il nome di Gaetano Micciché, manager di Banca Intesa oggi alla guida della controllata banca Imi. Un nome che spariglierebbe le carte e anche gli schieramenti. Ma che non accetterebbe mai di scendere in campo senza un campo largo sul modello del suo più illustre collega Mario Draghi, modello che torna. In Sicilia, da sempre laboratorio politico il cantiere per il grande centro è aperto.
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