di Apache
La Corte dei Conti, l’anno scorso, ha sospeso la parifica del Rendiconto della Regione Siciliana riferito agli anni passati, chiedendo alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla legittimità del decreto legislativo n. 158 che, nel 2019, che garantì alla Sicilia di poter spalmare un disavanzo monstre (circa 1,4 miliardi) in dieci anni, anziché nei tre definiti dalle norme di armonizzazione contabile.
Qualche mese fa la Consulta si è pronunciata, bocciando il decreto legislativo, anche se la Regione Siciliana si era già in parte tirata fuori dall’impaccio (dal pantano), procedendo alla stipula di un nuovo accordo con lo Stato (stavolta sancito da una legge di rango superiore).
La Corte dei Conti, recepito il pronunciamento della Consulta, ha però provveduto, giustamente, a non parificare il rendiconto regionale 2020, palesando gli errori “macroscopici” commessi sotto il profilo contabile e giuridico.
“La mancata Parifica” – afferma il procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti in Sicilia – “non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi. Da quanto emerge appare evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole, invece, destinare al ripiano del disavanzo”.
La mancata parifica del rendiconto della Regione siciliana, oltre che un segnale estremamente grave di per sé, che delinea una “leggerezza eccessiva” se non addirittura un “dolo deliberato” nella gestione dei conti pubblici e delle finanze regionali, apre un ulteriore capitolo dell’inchiesta, stante la conseguente necessità di dover accertare l’eventuale responsabilità della presunta mala gestio, per la quale occorre verificare la sussistenza o meno di eventuali responsabilità amministrative connesse alla constatata artificiosa dilatazione del potere di spesa.
Perché di mala-gestio indubbiamente si tratta !!!
L’aspetto più paradossale della vicenda è che chi ha elaborato lo strumento finanziario – bocciato in due tranche, prima della Consulta e poi dalla Corte dei Conti – è ancora impegnato, in prima persona, a supportare il governo della Regione Siciliana.
Parliamo di Gaetano Armao Meravigliao, ex assessore all’Economia del governo Musumeci ma prima ancora membro del governo Lombardo, influente consigliere di Renato Schifani e suo consulente.
Infatti Schifani ha conferito ad Armao Meravigliao, uno dei più autorevoli pagnottisti (così vengono definiti i consulenti della corte del Presidente), un incarico di “esperto”, con uno stipendio da 60 mila euro l’anno, per occuparsi di fondi strutturali e di questioni extraregionali (spodestando di fatto la delega del bravo Assessore regionale all’Economia Marco Falcone). Inoltre lo ha recentemente fatto nominare (la nomina, invero, formalmente è dell’ARTA), Presidente del Comitato Tecnico Scientifico (Cts) che si occupa del rilascio delle autorizzazioni ambientali. A quanti euro?
Armao Meravigliao, nonostante una campagna elettorale da avversario di Schifani, da esponente del Terzo Polo (in quota Calenda), in sordina, è stato reintrodotto a Palazzo d’Orleans grazie all’influente mediazione del Capo di Gabinetto del Presidente, Salvatore Sammartano, ex Dirigente Generale in pensione, che grazie ad una norma “ad personam” riservata a pochi eletti, è tornato a tirare le fila del potere a Palazzo D’Orleans. Un Brontosauro.
Quindi uscito dal portone centrale il mitico Avvocato Meravigliao, è rientrato dal finestrone, con ampi poteri. Anche la sua storica segretaria, Donatella Milazzo, è stata inquadrata nell’Ufficio di Gabinetto del Presidente, come a sancire un ritorno in pompa magna personale e di squadra.
In questi giorni, però, i magistrati contabili gli stanno formalmente rimproverando (contestando !!!) le numerose scempiaggini lasciate in eredità al povero Falcone. Che qualche giorno fa, a margine della mancata parifica del rendiconto 2020, asseriva sicuro: “La decisione della Corte dei Conti inerente a una fase finanziaria risalente ormai a un quinquennio fa (…) non avrà conseguenze sulla tenuta finanziaria della Regione. Se è vero che il disavanzo al 2018 andava ripianato non in dieci ma in tre anni, è vero anche che la Regione, da allora ad oggi, ha posto in essere tutti i necessari correttivi e guarda ai propri conti con maggiore serenità”. Affermazione solo parzialmente vera, se non per la circostanza che l’Assessore all’Economia ha solo ereditato il disastro dei conti pubblici regionali, di cui non ha alcuna responsabilità e che ha gestito le finanze regionali, dal suo arrivo, con maggiore oculatezza rispetto al predecessore, evidentemente più spregiudicato.
Così mentre Falcone annaspa per rimettere i conti a posto, Armao pur avendo la responsabilità del disastro (come dice la magistratura contabile), è tornato inquilino di palazzo che Schifani, forse improvvidamente, gli ha concesso di ri-frequentare, nonostante le sue gravi responsabilità.
Armao si muove quindi da presidente “occulto”, occupandosi, fra l’altro, di ripartizione di fondi europei e mettendo il naso – riferito dalle cronache – negli schemi di massima che a breve la Regione consegnerà al Ministro per il Sud, Raffaele Fitto, per formulare il nuovo Accordo di Coesione.
Inoltre sarà sempre Armao a delineare come la Sicilia spenderà nei prossimi anni una valanga di miliardi (al netto dei soldi già impegnati per la realizzazione del Ponte sullo Stretto e dei due termovalorizzatori).
E saranno lui e gli altri esperti in programmazione (non Falcone, a cui la delega è stata “scippata”), a riempire di contenuti le dodici macroaree che il governo s’è impegnato a finanziare con la nuova dotazione messa a disposizione da Bruxelles.
Saranno sempre loro, quindi, facendo finta che il passato non esista, a decidere della vita e del futuro dei siciliani, in dispregio al rossore per le loro gravi responsabilità.
Zingale al riguardo ha sottolineato, nella speranza che qualcuno lo ascolti, che la criticità inerente la mancata parifica del Rendiconto della Regione Siciliana, riferito al passato, è solo una delle numerosissime criticità su cui la Corte dei conti ha posto attenzione e che riguardano un numero significativo di illeciti messi in atto presso il variegato mondo degli enti regionali, inclusi enti pubblici sottoposti al controllo e vigilanza (vedi il famigerato CEFPAS) e società partecipate che, in molti casi, rappresentano una delle cause principali determinanti la criticità dell’intera gestione finanziaria del socio pubblico e quindi della tenuta dei conti”, da cui dipende la vita presente e futura della Regione Siciliana.
Vuoi vedere che le nostre sottolineature dei nostri articoli cominciano a produrre i loro effetti e che esiste un mondo di mezzo “grigio” dove sguazzano amministratori e politici senza scrupoli che non hanno rispetto alcuno e che in dispregio delle regole pensano solo al proprio tornaconto personale.
Attenti al Lupo!