Nasce «Italia al centro» (effetto Mattarella-Draghi), Matteo Renzi, Giovanni Toti, Gaetano Quagliariello, Paolo Romani, Sandra Lonardo Mastella. È il cantiere della federazione centrista del quale abbiamo dato “sensazioni” (li chiamiamo così?) in questi giorni: 🎯 PROPORZIONALE, IL PD PUNTA AL CENTRO; 🏳️ MORIREMO DEMOCRISTIANI…per fortuna; 🎯 CERCO UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE. L’azione si articolerà in una serie di tappe che scandiranno tempi e modi del progetto politico che nelle intenzioni dei fondatori dovrà essere «inclusivo e aperto a chi ci sta», un campo largo insomma. Intanto si inizia con la formazione di un gruppo parlamentare unitario di settantaquattro parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama. Tutti intorno a Pierferdinando Casini il federatore (?), come in quella foto plastica il giorno dell’elezione di Mattarella, dove si nota anche Di Maio.
Ma la strategia parlamentare è soltanto uno step, forse neanche il più significativo, dell’intera operazione, che nei progetti dei fondatori di «Italia al Centro» punta a occupare uno spazio tra Pd da una parte e Forza Italia (e la Lega giorgettiana-draghiana o tutta convertita al PPE?) dall’altro.
Il 26 febbraio è in programma l’assemblea nazionale di Italia viva in cui si deciderà l’approdo alla federazione; a seguire, le componenti di Coraggio Italia (da Cambiamo! di Toti a Idea di Quagliariello) faranno i passaggi politici e formali per decidere di conseguenza. Il resto è una storia tutta da scrivere, che prenderà forma (e avrà un simbolo) soltanto dopo le elezioni amministrative, appuntamento che la federazione centrista affronterà con le liste civiche.
Naturalmente, una parte fondamentale nelle vicende future di Italia al Centro lo avrà la riforma della legge elettorale, della quale si è tornato a discutere negli ultimi giorni per impulso del segretario dem Enrico Letta, che poco dopo la rielezione di Mattarella ha affermato la necessità di mettere la questione in agenda.
I neocentristi attendono segnali chiari dagli altri leader politici. In primis da Silvio Berlusconi, che dopo lo stop forzato per motivi di salute sta battendo da giorni sul tasto dell’indispensabilità di un soggetto e trazione moderata ed europeista, e che oggi ha incontrato Pier Ferdinando Casini, dato come possibile “federatore” da molti retroscena negli ultimi giorni. “È stato un incontro affettuoso, dal contenuto umano, non abbiamo parlato di temi politici”, spiega Casini all’Adnkronos. E racconta di aver “ringraziato” il leader di Forza Italia “per la sua attenzione e amicizia, che ho contraccambiato”. Ma i boatos non credono a questa versione ligth. Il fatto che i due si siano incontrati, dimostra plasticamente che il Cavaliere fa sul serio quando dice che vuol rafforzare l’area popolare, facendosi interprete lui della “grande voglia di centro” di questi giorni: «Sono favorevole a tutto ciò che può riunire i moderati, nel solco del Partito Popolare Europeo, di cui siamo orgogliosamente espressione in Italia. La storia di Renzi è diversa, un giorno forse deciderà dove vuole approdare». Micciché docet, in Sicilia-Lab.
Di fatto, sussurrano da Forza Italia, il Cav ha lanciato ancora una volta un messaggio preciso, senza l’area moderata non si va da nessuna parte (vale anche per gli (ex) alleati: Ma è anche un chiaro segnale a chi pensa di dar vita a “centrini”, magari con Matteo Renzi o Carlo Calenda, senza fare i conti con lui e il suo partito. Il “centro siamo noi di Forza Italia”, continua a ripetere il Cavaliere. Anche se questo è nelle cose, ovvio.
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