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⚡PATERNÒ LA GRANDE BELLEZZA

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Paternò è la rappresentazione di un ambiente intellettuale disastrato, nel quale pare essere crollato ogni valore, mostrandoci un’atmosfera priva di sacralità, dove tutto è ricondotto ad un semplice trucco, un inganno del quale, ormai, si è anche consapevoli. 

Ecco Paternò, la Grande Bellezza, ferma ai fasti del passato remoto, oggi inquieta ed esibita, quella del frenetico presenzialismo che si arrocca nei suoi riti inutilmente faticosi e nevrotici, quella che non vuole più saperne del resto del mondo, essendo lei stessa il mondo, ma da quel mondo essere scartata, dimenticata, lasciata solo con le proprie macerie tra gli altri mondi che, a parere di chi governa, non contano. 

Oggi quel che conta, in questa famigerata città, per questa sedicente classe dirigente, è l’esibizionismo, il brusio degli annunci, esibiti nei social, il pettegolezzo, la magniloquenza esibita fino allo sfinimento, in uno squallido cinismo cialtronesco dei rapporti umani, con il suo ormai perduto paradiso di confusione e peccato, in cui politica e cultura appaiono già un pretesto noioso di vite intaccate da indifferenza e corruzione morale, in un palcoscenico dove sembrano tutti matti e fuori posto, in un delirio continuo di deragliamento della ragione.

Anime morte che non rappresentano nulla né sul piano territoriale, né sul piano sociale e nemmeno sul piano della grammatica e della sintassi politica, se ne salvano tra loro, ad essere buoni, solo qualche paio, nelle assise istituzionali e anche fuori.

È il tramonto di una città volgare e corrotta, invecchiata malamente in un triste e atonico vuoto morale. Una città piombata nell’abisso di un’irrimediabile perdita di senso, che ha sepolto la propria bellezza sotto una crosta di insostenibile superficialità e stordimento. Una città grottesca, popolata da personaggi mostruosi, invitati in una assordante festa vuota e rumorosa, collocata in un’altra dimensione surreale. “Il sonno della ragione genera mostri” (cit.).

Tanto, è tutto un trucco, a volte riuscito a volte no. E la Paternò da noi illustrata in questi anni, con satira, con analisi socio-politica, anche con inchieste che non hanno mai risposte, racconta tutto questo… e potremmo raccontarne molto altro ancora.

Ma bisogna essere saggi. E essere saggi significa imparare a sopportare il fardello che la disillusione porta con sé, per insegnare alle future generazioni il senso delle civiltà, della cultura senza la quale non si va da nessuna parte. Insegnare che il bene comune appartiene a tutti, ad essere “cittadini” attivi. Noi siamo il passato che non tornerà più, ma il dovere è essere “Vox clamantis in deserto“.





qtsicilia@gmail.com